Abbiamo un triste primato, siamo stati i primi in europa ad essere stati colpiti dal Covid-19. Il lockdown, è stato tra i più severi e lunghi in Europa. Diversi studi sugli effetti negativi indotti dal lockdown hanno dimostrato l’insorgenza di sintomi ansiosi e depressivi, disturbi del sonno e da stress nella maggioranza della popolazione. Nelle persone che hanno superato i settant’anni l’immobilizzazione e la riduzione del movimento può portare in poche settimane a un degrado fisico e cognitivo difficilmente arrestabile. In generale si è notato un peggioramento delle capacità cognitive dei lavoratori in telelavoro, dopo confinamento prolungato, con conseguenze sulla qualità e sui costi economici delle aziende.
Buona parte del nostro cervello è coinvolta nell’attività motoria, e viene stimolata anche dal semplice movimento provocato da una passeggiata, questa stimolazione è associata a fenomeni di plasticità. In diversi studi e ricerche l’immobilizzazione a letto per breve periodo di giovani e anziani ha evidenziato effetti potenti su cognizione, plasticità cerebrale ed emozioni. Effetti meno marcati nel breve tempo ma potenzialmente pericolosi nel lungo termine, su cognizione e umore, possono essere scatenati dal confinamento a casa per la durata di mesi. Si può innestare un circolo vizioso che si autoalimenta nell’apatia e nella deprivazione sensoriale e motoria, anche in persone giovani. Gli studi scientifici evidenziano che il confinamento prolungato a casa, la conseguente deprivazione sensoriale e la ridotta attività motoria, abbiano effetti importanti in grado di ridurre significativamente l’attenzione, la memoria, le risposte emotive che possono a loro volta causare depressione e apatia. A questo scopo si prevede la selezione di due gruppi appaiati di partecipanti, un gruppo che è rimasto autoconfinato a casa dopo il lockdown e un gruppo di controllo ritornato in piena attività fuori casa. Molti scienziati con studi e ricerche stanno monitorando chi è rimasto a casa, con questionari, actigrafi e strumenti psicofisiologici per verificare l’ipotesi che la riduzione del movimento causato dal confinamento altera i processi cognitivi, le emozioni e l’umore.
La nostra speranza è che tutto finisca presto e che ci si possa nuovamente abbracciare senza paura, desideriamo che i nostri bambini possano scambiarsi gesti d’amicizia, correre nei parchi, soffiare sulle candeline di una torta. Gli eventi raccontano che ancora oggi una faccina col cuore, non può sostituire una vera carezza, sul viso di un essere umano.